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casa Hohenstaufen

I TRE RE E IMPERATORI DELLA CASA HOHENSTAUFEN E TERNI E DINTORNI

Da “Cronistoria Narnese” di Edoardo Martinori (1854-1935)

1152 Mentre Corrado si preparava alla spedizione di Roma, morte lo colse il 15 febbraio dell’anno 1152, ed il 5 marzo salì sul trono tedesco il nipote suo Federico, detto Barbarossa, l’eroe di Alemagna, lo spavento d’Italia.

1158 Federico si apprestava a tornare, con grande forza, in Italia per ridurre all’obbedienza le città Lombarde ricalcitranti, e riprendervi il suo dominio. Adriano protestava, e voleva essere riconosciuto per sovrano assoluto.

1159  I Romani in questa lotta tra il papa e  l’imperatore, visto che questi ritorceva, contro l’altro, le dottrine di Arnaldo, a lui si riavvicinarono, e nella primavera del 1159, gli mandarono messaggi di riconciliazione. Federico trattò con il Comune, e dichiarò che avrebbe riconosciuto il senato ma con patti e condizioni da lui dettate. Adriano IV passò di vita il 1° settembre 1159, in Anagni, in piena discor­dia con l’imperatore..

1166  Nel mese di novembre, Federico fece ritorno in Italia, e trovò le città lombarde unite in lega contro di lui.

1167  Avvicinatosi a Roma, si combattè un’aspra battaglia presso Monte Porzio, con grave sconfitta dei Romani, e fuga di Alessandro a Benevento.
La repubblica romana cadde sotto la dipendenza dell’impero, ed in S. Pietro troneggiò Pasquale III.
Una grave epidemia colse la città, e mietè vittime tra i cittadini, ma specialmente colpito fu l’esercito imperiale. L’imperatore lasciò precipitosamente Roma, e portò la guerra nella Lombardia; in città rimase un presidio di Tedeschi, a tutela dell’anti­papa, che nolenti o volenti, i Romani lasciarono tranquillo, in cambio della restituzione di molti prigionieri, fatti nella triste battaglia di Monte Porzio.
Ma molte città, partito l’imperatore, gli si ribellarono e tra queste Terni e Narni.
Dopo la celebre battaglia di Legnano, nella quale le milizie alleate sconfissero Federico, questi conchiuse una convenzione segreta con il papa, rinunciando ai diritti su Roma.

1190 Clemente III e Federico I diedero opera alla grande Crociata, cui presero parte il re di Francia e quello di Inghilterra, oltre a molti principi e nobili uomini Italiani e romani.
Federico Barbarossa morì affogato in un fiume di Siria ai 10 giugno 1190.

1191 Lo seguì nella tomba Clemente III, sul finire del marzo del 1191 ed i cardinali nominarono subito, a suo successore, Giacinto Ordini che assunse il nome di Celestino III, il 14 aprile in S. Pietro.
Enrico VI, succeduto al padre Federico I, fu coronato  il giorno dopo dal neo pontefice unitamente a Costanza sua moglie.

1215  I tedeschi chiamarono sul trono Federico di Sicilia, del quale Innocenzo III  era il tutore.  Fu coronato in Aquisgrana nel 1215, e fece voto d’intra­prendere una crociata.
Addi 11 novembre 1215, Innocenze d indisse un concilio in Laterano, ove Ottone IV fu degradato e scomunicato, mentre Federico IIveniva riconosciuto come suo successore.

1219 Ottone IV era morto, e Federico II  ebbe sgombra la via, per ottenere la corona imperiale, ed Onorio, dopo aver chiamato avanti la curia pontifìcia le liti insorte tra Terni e Narni, ottenne da Federico, riverito anche come re dei Romani, di promulgare editti e decreti perché le città ribelli alla Chiesa facessero subito soggezione ad essa.

1220 Federico II, con la sposa Costanza, fu coronato in Roma da Onorio III  addì 22 novembre di quest’ anno,  in mezzo a quiete perfetta. Roma si era rappacificata con il papa, in seguito alle premure del re; ed il senatore Parenzo, che era allora in officio l’aveva invitato, a nome del popolo romano, a venirsi a togliere la corona in S. Pietro, protestando che la città era disposta a mantenersi in pace con la Chiesa.
Ai 25 di novembre l’imperatore lasciò Roma per Sutri e Narni, mosse a Tivoli.  Un diploma   da lui firmato,  datato  «in castris prope Narnien decemb. 1220» e conservato nell’Archivio comunale di Vercelli.
A Narni Federico  ricevette il così detto foderum, onerosissimo tributo, ultimo e misero avanzo dei diritti imperiali.

1223 Nel dicembre l’esercito di Federico II passò nuovamente per Narni, e si accampo nei piani del Nera.

1226  Federico II  che era venuto nel territorio del Ducato di Spoleto  per cercare aiuto contro le città guelfe della Lombardia, scrisse  a molte città dell’Umbria, lettere  qualche volta minacciose, chiedendo aiuto e contributo di uomini e denaro.  Narni reclamò contro quelle pretese, al papa, che prego Federico di rion insistere nelle sue domande.
Questo fatto induce a credere che i Narnesi si fossero decisi a fare sottomissione al pontefice, ma non abbiamo documenti che lo provino.
Venuto in Roma Giovanni di Brienne, suocero di Federico II, che ne aveva spo­sato in seconde nozze la figlia Iolanda, Onorio III gli dié ad amministrare, per suo sostentamento, tutto il patrimonio da Radicofani a Roma, e tra le città dategli  a go­vernare, vi fu Narni con S. Gemini e Stroncone. Vi furono eccettuati i proventi con­cessi a Pietro Capocci «consanguineo et Ostiario Nostro»

1227 Tre giorni dopo la sua elezione, Gregorio IX significò a Federico, che trattava da amico, il suo esaltamento al trono e lo ammonì di intraprendere al più presto la cro­ciata. Federico promise di obbedire, ma mentre si apprestava a partire, una epidemia  colse la turbe convenuta a Brindisi per l’imbarco.
Ciò nonostante l’imperatore fece vela per l’Oriente ma, pochi giorni dopo, fatte voltare le prua delle galee, si fece sbarcare ad Otranto. Il papa all’annuncio dell’ina­spettato ritorno di Federico, andò su tutte le furie, e senza sentire ragioni scagliò contro di lui l’anatema, lanciando così nel mondo la face di un immenso incendio.

1228  Rainaldo di Acquaviva, vicario di Federico II, appena l’imperatore si fu imbarcato nuovamente a Brindisi, nella estate del 1228, si diè a provocare il papa, occupando, per mezzo di alcuni suoi capitani, Spoleto e Foligno, e dando il sacco ai territori di Narni, S. Gemini e Todi Gregorio chiese aiuto alle città lombarde, e riunì un esercito di perugini guelfi, esuli, con il quale riprese Foligno e Todi, mentre Perugia, Orvieto, alcune città toscane e  Narni si univano in lega contro gli imperiali. I popoli, con grande meravi­glia, udivano ora il papa predicare la crociata contro l’imperatore, che sotto il vessil­lo della croce, era andato a combattere i pagani. L’esercito pontificio inalberò il ves­sillo con l’impresa delle chiavi di S. Pietro, che poi servì per denotare il potere tem­porale dei papi negli stemmi e sulle monete.
I crociati di quella spedizione presero il nome di chiavi segnati.  I perugini entrarono, nel 1228, in quel di Todi, che palleggiava per l’imperatore, e ridussero in breve la città all’ubbidienza della Chiesa.
In questo stesso anno venne canonizzato S. Francesco d’Assisi e le cronache ma­noscritte di Narni sono piene dei miracoli, fatti nella città, per intercessione di quel Santo.

1229  Mentre Gregorio invadeva le Puglie, di repente tornava in Italia l’imperatore, e, nel mese di Giugno sbarcò improvvisamente in un porto pugliese, e le soldatesche pontificie non seppero far di meglio che mettersi in fuga, incalzate dai Saraceni dell’imperatore ritirandosi sul Liri. Il papa fu costretto a domandare la pace, cosa che Federico accordò subito desideroso come era di riconciliarsi con Gregorio, e di liberarsi dall’anatema che questi gli aveva scagliato.

1230 Ai 23 luglio 1230 fu conchiusa la pace in S. Germano. Fu restaurato lo stato del Chiesa, ed il papa ritenne in pegno alcune città della Campagna, compresa Gaeta, ed ebbe le più favorevoli concessioni. Sciolse Federico E dall’anatema, e s’incontraro in Anagni il 28 agosto.

1236 Federico II, dopo riordinate felicemente le cose in Germania,  si decise di romper guerra contro le federazioni Lombarde, per poter riunire tutta l’Italia sotto il. suo scettro. Ma la nazione non voleva più chinare il capo alle pretese degli imperatori tedeschi. Accanto ai Comuni si collocava il papato, fattosi potenza nazionale, bramoso di far piegare l’impero sotto il tribunale della santa sede. Tutta l’Italia prese parte a questa lotta per la signoria della nazione. Il papa si alleò a quella federazione Lombarda, trovando appoggio anche nella lega delle città tusche e umbre.

1238 Tornato Federico in Italia, con la vittoria di Cortenuova (27 novembre 1237), vendicò la sventura di Legnano e fece trionfare l’impero. La parte imperiale riacquistò in Roma un istante di sopravvento, ma poscia la fazione pontificia potè  eleggere un senatore della sua parte, che fu Giovanni dei Giudice, il quale esordì usando grande energia contro i ghibellini.

1239 Alle ecobitanze dell’imperatore contro le città lombarde, tutta Italia oppose la più valida resistenza ed anche le città marittime di Genova e di Venezia conchiusero alleanza, mentre Gregorio, ai 24 marzo 1239, scomunicava nuo­vamente l’imperatore, sciogliendo dal giuramento i suoi sudditi. Federico rispose con castigare i preti riottosi, perseguitando i vescovi ed il clero, ed incamerando i beni della Chiesa, secolarizzando le Abbazie e portando la guerra nello stato ecclesiastico.

1240 Nella primavera del 1240, molte città dell’Umbria, della Sabina e della Tuscia si ichiararono in favore dell’imperatore e gli aprirono le porte.

1241 Bertoldo di Urselingen, che Federico aveva fatto duca di Speleto e vicario del  Sacro Romano impero, minacciava le fazioni guelfe di Narni e delle altre città confederate; e lo stesso Federico in persona si mosse contro la nostra città e la cinse d’asse­dio, ma fu respinto e dovette limitarsi a devastarne il territorio. Terni sola si arrese e si unì ai devastatori, in odio alla città di Narni. Nel luglio, presa la via di Rieti, l’imperatore si portò verso Roma. L’esercito imperiale distrusse Castel dell’Isola, guastò Perticara, Rocca Carlea, Collescipoli, tutti castelli che stavano sotto la giuri­sdizione di Narni, e fece ridurre tutti quegli abitanti entro la città. In uno istrumento del notare Andrea di Giovanni Agrario, del 15 dicembre 1245, viene fatta ricordanza di quest’avvenimento e si dice che, distrutto Castel dell’Isola sul Nera, gli abitanti si divisero, e pane si rifugiarono a Narni parte a Collescipoli, e ben 24 famiglie furono deportate in Terni. Giunto Federico a Grottaferrata ebbe la notizia della morte del pontefice Gregorio IX, avvenuta m Laterano il 21 agosto 1241, e per mostrare che a lui solo e non contro la Chiesa aveva mosso la guerra, cessò le ostilità verso di Roma e tornò nel reame.

1242 Nel maggio dei 1242 Federico tentò nuovamente una impresa sopra Narni, mandan­dovi contro Rmaldo, l’usurpatore del Ducato di Spoleto ed Andrea Cicala suo capitano.

1243   Nel mese di ottobre Innocenze IV, venne in Roma mentre Viterbo al grido di “Chiesa Chiesa” si ribellava all’imperatore. Questi corse ad assediare la città, e mentre si trattava la pace tra Federico ed il pontefice, questi fu costretto dichiarargli la guerra non potendo abbandonare la causa dei viterbesi.
L’assedio di Viterbo segna un avvenimento memorando nella storia dèi medio evo romano. Federico si trovò di fonte ad una difesa formidabile, che lo costrinse in ultimo a ritirarsi ed a togliere l’assedio. Il pontefice voleva profittare di quell’insuc­cesso per dettare all’avversario patti e condizioni durissime; alle quali Federico non potè accondiscendere ed i negoziati si protrassero fino al marzo del 1244.

1245 Innocenze IV, giunto in Francia, radunò un concilio a Lione il 17 luglio 1245, ove fu nuovamente pronunciata la scomunica contro Federico II e la sua formale de­posizione.
Resa così impossibile la conciliazione, la guerra proseguì sempre più atroce in tutta l’Italia che si era divisa in due grandi fazioni. In Roma dominava il partito guelfo che, per mezzo del senatore della città; scris­se ad Innocenze pregandolo di fare ritorno in città, e ciò perché i romani temevano volesse il papa trapiantare per sempre la sua sede in Francia; ed è facile comprendere quale fonte di benessere e di ricchezza fosse il papato per Roma e per il suo distretto. Del resto l’imperatore non molestava più i Romani da quando l’oggetto del suo odio cioè il papa, si trovava fuori della loro città. Le fortune guerresche di Federico andavano ogni giorno aumentando dopo aver represso le congiure dei baroni di Sicilia, s’impadronì di Viterbo e di Firenze e si preparò ad una spedizione a Lione per far valere con la forza i suoi diritta.

1249 Ternani seguitarono a patteggiare per l’imperatore e, sotto gli ordini del Capitano Simoni, si impadronirono della Rocca Carlea, facendone  prigioniero il presidio, e ne rovinarono le mura. Quel presidio era formato da militi Narnesi i quali dovettero attendere tredici mesi prima di ottenere la libertà.

1250 Dopo una serie di vicende più tristi che fortunate, dopo la diserzione di Parma e di tante altre città prima a lui fedeli, dopo la cattura di suo figlio Enzo per mano dei Bolognesi, l’imperatore, la di cui stella cominciava a tramontare, si ridusse nelle Puglie, ed il giorno 17 dicembre dell’anno 1250, Federico II mo­ri dopo breve infermità a Luceria, circondato da monaci, ed assolto da tutti i suoi peccati da Berardo arcivescovo di Palermo suo grande e fedele amico.
La guelfa Narni per quella morte ne esultò, come ne furono lieti tutti i nemici dell’impero, di quell’antico impero germanico, che di qua dalle Alpi era già venuto a termine di vita.

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